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Pragmaticae Sanctiones Regni Siciliae quas jussu Ferdinandi III Borbonii vedi a schermo intero

Pragmaticae Sanctiones Regni Siciliae quas jussu Ferdinandi III Borbonii

2010, pp. 150, 2 tomi

curatore: Andrea Romano

introduzione: Daniela Novarese

ristampa anastatica dell'edizione di Palermo del 1971-93

Quella delle Pragmaticae Sanctiones Regni Siciliae quas Iussu Ferdinandi III Borbonii … recensuit Franciscus Paulus de Blasii et Angelo j. c. panormitanus (Panormi, ex regia typografia,v. I 179; v. II. 1793) può considerarsi la storia di una “realtà incompiuta”, che, sviluppatasi in complesso contesto politico animato da una tragica vicenda umana, conclude il ciclo di consolidazione editoriale dell’importante fonte legislativa risultante dalle Regie Prammatiche (ovvero le norme promulgate dal Re e dal Viceré, sentito il Sacro Regio Consiglio). 

Annota Vito La Mantia, facendo una sorta di enumerazione delle fonti normative siciliane la cui conoscenza risulta essenziale per la comprensione di quella società, oltre che delle sue istituzioni giudiziarie, che “Nel corso di sette secoli eransi formate le Consuetudini delle nostre città, le Costituzioni normanne e sveve, i Capitoli del regno, le Prammatiche, le Sicule Sanzioni, le Istruzioni per le cause criminali, e varie leggi e dichiarazioni posteriori. Così i nostri, riformando il diritto romano, avevano creato una propria legislazione civile e criminale”.

La pubblicazione di quelle fonti, e in particolare dei Capitula Regni, delle Regiae Constitutiones e delle Pragmaticae, ha concretamente inizio con un’edizione messinese del 1497 (Regales Constitutiones Pragmaticae et Capitula Regni Siciliae) con la dichiarata finalità di potere disporre di uno strumento che consentisse, nel contempo, di avere certezza delle norme e facilità di accesso ad esse. Nel tempo, le edizioni proseguono separatamente, per Capitula e Pragmaticae, assumendo significative valenze politiche anche all’interno di una vivace dialettica fra Parlamento e Corona in relazione all’ampiezza del potere legislativo del Sovrano. Il diffondersi in Sicilia, in special modo negli ambienti delle Accademie spesso aperte alle istanze illuministiche e massoniche, di una cultura giuridica codificatoria, peraltro di larga diffusione europea e anche vista con simpatia dall’assolutismo riformatore attuato dai Vicerè nell’Isola, incoraggiava, particolarmente nel secondo Settecento, le imprese codificatorie tendenti alla “consolidazione” della legislazione vigente, senza che vi si apportassero radicali cambiamenti.

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