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De Concessione Feudi Tractatus vedi a schermo intero

De Concessione Feudi Tractatus

2003, pp. 368

curatore: Andrea Romano

introduzione: Andrea Romano

ristampa anastatica dell'edizione di Palermo del 1598

Nel 1598 veniva pubblicata postuma a Messina, a cura del pronipote, l’u.i.d. Garsia Mastrilli, il trattato De concessione feudi, opera di Pietro De Gregorio,
uno dei più importanti giureconsulti siciliani del secolo XVI.

Nello scritto si sosteneva non soltanto che il feudalesimo in Sicilia era anteriore
alla fondazione del Regno (1130) ma anche che i vassalli dovevano obbedienza ai loro signori prima ancora che al monarca. A causa di tali posizioni, il viceré Domenico Caracciolo avrebbe vietato con un apposito bando, nell’aprile del 1783, a chiunque di possedere le opere feudali del giurista, stabilendo che, simbolicamente, due copie del Tractatus venissero pubblicamente bruciate. 

L’opera, assumibile a punto di riferimento della polemica antiassolutistica,
 idealmente si salda, in parte costituendone il supporto dottrinale, con il più tardo scritto di Carlo Di Napoli, e rappresenta un riferimento obbligato per la costruzione dello speciale jus siculum e per la “costituzione” della nazione siciliana, ideologicamente costruita tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo.

Si riproduce la rarissima edizione messinese.

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